Intelligenza Artificiale come strumento per affrontare le sfide della CSRD e guidare i piani di decarbonizzazione nelle imprese

Gli operatori economici che vogliono operare in EU sono sottoposti all’obbligo di informazione circa le proprie politiche in tema di Ambiente, Società e Governance. In particolare, in ambito di sostenibilità ecologica, sarà necessario adottare sistemi di intelligenza artificiale per estrarre, elaborare, interpretare e rendicontare l’enorme volume di dati necessari per guidare le scelte volte a perseguire gli obiettivi di riduzione degli impatti sull’ambiente, evitando che queste attività gravino sui costi aziendali, ma anzi facendo in modo che esse siano veicolo di maggior competitività.

Perché la CSRD?

Uno dei più importanti pilastri normativi dell’EU è la Legge Europea sul Clima, entrata in vigore nel luglio 2021 e varata nel solco del Green Deal europeo. Essa sancisce nella legislazione l’impegno dell’UE a conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni di gas climalteranti di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

L’Italia ha messo in pratica nel 2021 le direttive Europee relative ai fondi comunitari Next Generation EU, Repower EU e Fit for 55, approvando il pacchetto PNRR, volto a finanziare gli interventi pubblici e privati destinati alla transizione ambientale e digitale, e pubblicando il Piano di Transizione Ecologica (PTE).

Nell’ultimo biennio sul territorio italiano le emissioni nette totali di gas serra sono diminuite del 25%, tuttavia il nostro Paese figura ancora tra gli stati con uno dei livelli maggiori di emissioni e le imprese rappresentano un focus di attenzione. Tra i settori che attualmente contribuiscono maggiormente alle emissioni di GES (Gas a Effetto Serra) figurano quello dei trasporti (26%), seguito dall’energia (22%) e dall’industria (19%).

In questo contesto emerge l’importanza della CSRD e dell’utilizzo di tecnologie avanzate per realizzare piani di decarbonizzazione e transizione ambientale.

 

Fonte: PTE Italia

CSRD: cos’è e cosa impone

La direttiva europea CSRD (Corporate Social Responsability Declaration) si inserisce in questo contesto, andando a regolamentare le informative contenute nei report di sostenibilità che le imprese europee dovranno redigere e pubblicare, ogni anno, citando anche le metriche di valutazione di raggiungimento dei propri target di sostenibilità adottati in tema di governance, di impatti sulla società e sull’ambiente.

Obblighi della CSRD

Le regole della CSRD saranno obbligatori per circa 50.000 imprese nell’Unione Europea, rispetto alle attuali 11.500 circa, e dovranno essere rispettate le seguenti deadline:

  • dal 1° gennaio 2025per l’anno di esercizio 2024, per le grandi imprese di interesse pubblico (con più di 500 dipendenti) già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria.
  • Dal 1 gennaio 2026per l’anno di esercizio 2025, per le grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 50 milioni di euro di fatturato e/o 25 milioni di euro di attività totali;
  • Dal 1 gennaio 2027per l’anno di esercizio 2026, per le PMI e le altre imprese quotate. Le PMI possono non applicare la nuova normativa per due anni (ovvero fino al 1° gennaio 2028), salva la necessità di spiegare perché l’impresa ha deciso di avvalersi di tale opzione.
  • Dal 1 gennaio 2029 per l’anno di esercizio 2028, per le PMI quotate che hanno scelto l’opt-out e per le società non UE con almeno una filiale o una succursale nell’UE e con un fatturato consolidato UE superiore a 150 milioni di euro.

Sfide della CSRD per le imprese

In questo ambito, il compito è particolarmente gravoso per le imprese, che devono affrontare la sfida della disclosure delle informative e della misurazione degli impatti delle proprie attività, come quelli legati ai cambiamenti climatici o all’uso delle acque.

Le aziende devono prima creare una fotografia dello stato di riferimento, basata su dati che spesso risultano difficili da ottenere, e successivamente dichiarare gli obiettivi di riduzione degli impatti, supportati da piani d’azione.

Ancora più complesso è predisporre piani di misurazione degli avanzamenti, che richiedono l’analisi continua di dati eterogenei, inclusi i rapporti con stakeholder terzi, come fornitori o subappaltatori, spesso rappresentati da piccole imprese, che al momento non sono soggetti all’obbligo di rendicontazione.

Oggi in Italia poco meno del 10% delle imprese ha già adottato piani di monitoraggio delle proprie emissioni di CO2 (Fonte: Istat) ed in particolare le PMI e le micro imprese, spesso fornitrici delle Grandi Imprese, risultano tra i soggetti meno pronti ad essere coinvolti in questo processo.

Le aziende devono affrontare la difficoltà di assimilare le normative, implementarle nelle proprie strategie e nei propri processi, raccogliere dati affidabili e standardizzati sui diversi livelli di emissioni.

Cosa sono i Piani di Decarbonizzazione e Transizione Ambientale

Un piano di transizione ambientale o ecologico rappresenta un processo di innovazione tecnologica volto a favorire l’economia e lo sviluppo, nel rispetto della sostenibilità ambientale.

Ogni organizzazione, a partire dagli Stati, fino alle associazioni o alle organizzazioni senza scopo di lucro, possono adottare piani di transizione volti a rendere ecologicamente sostenibili le proprie attività, puntando al cosiddetto net zero e in alcuni casi divenendo fautori di azioni rigenerative.

Anche le imprese pubbliche e private sono profondamente coinvolte nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio, dello sfruttamento delle risorse idriche, nella lotta all’inquinamento e nel rispetto della biodiversità, elementi cruciali per minimizzare l’impatto dei loro processi produttivi sugli ecosistemi.

Per determinare i propri piani di decarbonizzazione e transizione ambientale, prima di tutto, sarà necessario per le imprese dotarsi di una strategia e acquisire dati affidabili, relativi a tutti i propri processi, nelle varie fasi della propria catena del valore.

Piani di decarbonizzazione

Per i piani di decarbonizzazione i dati relativi alle emissioni carboniche dovranno essere suddivisi in tre categorie:

  • Scope 1 – comprende le emissioni dirette delle fonti controllate dall’organizzazione;
  • Scope 2 – riguarda le emissioni indirette generate fuori sede ma consumate dall’azienda legate alla produzione di elettricità, vapore o calore e raffreddamento;
  • Scope 3 – include le emissioni indirette provenienti generate a monte e a valle nella catena del valore dell’azienda.

Applicando le previsioni operative contenute nella CSRD, per ciascuna delle attività dovranno essere:

  • Elaborate analisi di doppia materialità degli impatti, dei rischi e delle opportunità (IRO);
  • Identificati gli interventi di riduzione da applicare (adozione di best practice, interventi tecnologici volti all’efficienza, transizione verso l’utilizzo di energia rinnovabile, etc).

Gli ultimi atti, in un’ottica di ciclo PDCA (Plan–Do–Check–Act), utilizzato per il controllo e il miglioramento continuo dei processi e dei prodotti, saranno quelli di determinare le metriche di valutazione certificabili (ad esempio adottando protocolli internazionali) e di dotarsi di sistemi di monitoraggio e analisi dei dati relativi ad ogni azione di miglioramento intrapresa, per compiere valutazioni di verifica degli scostamenti e calibrare le azioni correttive da adottare.

Per le grandi organizzazioni aziendali, che operano su vasta scala, con processi produttivi complessi ed eterogenei, spesso su molteplici siti e con stakeholders eterogenei, geograficamente distribuiti anche in diversi Paesi, la complessità riguarda per larga parte la capacità di implementare un sistema di raccolta, elaborazione e centralizzazione dei dati ricorrenti da sottoporre alle valutazioni.

L’Intelligenza Artificiale applicata alla Transizione Ambientale

L’Intelligenza Artificiale (IA o AI), ovvero la capacità di un sistema artificiale di replicare l’intelligenza umana attraverso l’ottimizzazione di funzioni matematiche, rappresenta la soluzione per le aziende che devono affrontare le sfide sopradescritte, grazie alle sue applicazioni nelle attività di data analysis e nei modelli predittivi.

Prima di introdurre l’uso dell’Intelligenza Artificiale (AI) nelle strategie per rispondere alla CSRD, è essenziale iniziare con un solido lavoro di base. Il primo passo è condurre una Gap Analysis e un’analisi di doppia materialità, coinvolgendo attivamente gli stakeholder chiave. Questo processo di consultazione diretta richiede un contatto umano per costruire una relazione concreta con rischi, impatti e opportunità. Solo una volta completato questo passaggio fondamentale, l’AI potrà essere uno strumento per ottimizzare i processi di raccolta e analisi dei dati.

In generale, l’IA utilizza strumenti, tecnologie e processi per analizzare i dati al fine di:

  • Comprendere le tendenze;
  • Risolvere problemi;
  • Ridurre i rischi;
  • Ampliare le opportunità.

L’analisi dei dati, quindi, permette di plasmare i processi aziendali, dirigere le decisioni mediante logiche volte alle migliori performance e favorire la sostenibilità aziendale.

Problemi delle Analisi Tradizionali Senza AI

Dal punto di vista delle aziende implementare analisi in maniera tradizionale, coinvolgendo risorse molto eterogenee, interne (come ad esempio personale proprio o macchinari) ed esterne (come fornitori, clienti, enti pubblici o comunità), rappresenta un investimento corposo e potenzialmente infruttuoso dal punto di vista del time-to-target.

I principali problemi sono rappresentati da:

  • Difficoltà di ingaggio dei diversi soggetti;
  • Tempi della messa a terra;
  • Sorveglianza dei processi necessari;
  • Costi, soprattutto in termini di risorse umane, collegati all’implementazione di un sistema di raccolta, elaborazione, analisi e reportistica.

Si pensi ad esempio all’esigenza di recuperare ed incrociare periodicamente informazioni provenienti da tutti i reparti interni, da macchine e strumentazioni, da fornitori e fruitori esterni ed infine da tutti i soggetti e i fattori che interagiscono a vario livello con l’organizzazione aziendale.

Perché l’AI è la Soluzione

Eppure, la massima parte dei dati necessari è già disponibile ed interrogabile dalle apparecchiature o dalle macchine aziendali, dai sistemi ERP, CRM o MES, dai portali web dei diversi fornitori (si pensi ai portali dei fornitori di energia) o da quelli delle Istituzioni e dei diversi enti.

L’avanzamento tecnologico oggi permette l’adozione di sistemi informatici, cosiddetti agenti intelligenti (o razionali), progettati per percepire i dati o la cronologia di dati di un ambiente (di lavoro, di condizione o di stato) attraverso l’utilizzo di sensori sia residenti che remotizzati via web ed eventualmente anche di compiere le funzioni più performanti per il raggiungimento degli obiettivi impostati, sull’ambiente medesimo, attraverso l’utilizzo di attuatori.

La raccolta digitale dei dati in database e la loro elaborazione incrociata tramite l’Intelligenza Artificiale permettono di monitorare costantemente i Key Performance Index (KPI) impostati.

Il sistema basato sull’AI:

  • Misura le performance associate a ogni stato;
  • Segnala eventuali superamenti di soglie di anomalia;
  • Valuta il grado di raggiungimento degli obiettivi desiderati (goals);
  • Prevede il comportamento delle tendenze in risposta a determinate azioni.

L’estrazione di dati da portali web di terzi, sensori di campo e strumenti aziendali, seguita dalla loro elaborazione e trasformazione, per poi caricare i risultati su dashboard e generare report automatizzati, è un passaggio essenziale per le organizzazioni aziendali. Questo processo è fondamentale per adottare le metodologie di gestione necessarie a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, garantendo al contempo il rispetto degli obblighi normativi.

Le forze della piattaforma GreenFlexIQ

La piattaforma GreenFlexIQ e le soluzioni GreenFlex

GreenFlex, società del gruppo TotalEnergies, è stata fondata come startup innovativa nel 2009 in Francia e oggi è attiva nei principali Paesi europei. Negli ultimi 15 anni ha sviluppato la piattaforma web GreenFlexIQ, dotata di algoritmi di Intelligenza Artificiale, dedicata a soluzioni digitali nel campo ambientale, energetico e della gestione degli asset aziendali.

Adottata da oltre 750 grandi aziende e PMI in Europa, GreenFlexIQ elabora dati provenienti da circa 38.000 siti geolocalizzati ed è disponibile nelle principali lingue utilizzate nel continente.

La piattaforma è supportata da un team di 80 esperti digitali, che integrano protocolli informatici complessi nel rispetto delle norme di cybersecurity, e da circa 200 ingegneri energetici e della sostenibilità, esperti in legislazione e metodologie specifiche per ogni Paese.

I tecnici di GreenFlex lavorano a stretto contatto con le direzioni aziendali per sviluppare studi di fattibilità, piani d’azione e progetti per implementare tecnologie di Intelligenza Artificiale nei processi di sostenibilità.

Operano sia sul campo, progettando e installando sistemi di monitoraggio, sia in ambiente digitale, facilitando il flusso dei dati e la generazione di report.

Inoltre, offrono consulenza per Piani di Misura e Verifica delle performance, assicurando conformità normativa, certificazione ISO, e supporto per ottenere incentivi e finanziamenti green, oltre a coordinare la formazione del personale interno ed esterno.

 

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